Sunday, November 1, 2009

Prua su Gibilterra












Mare di Alboran, 30 ottobre 2009, ore 01:00.
I giri sono costanti, continui, inarrestabili, la barca “suona” al ritmo dei 25cv, vibrazioni metalliche che segnalano ogni piccolo cambiamento di regime, questa e’la navigazione a motore, lunghissime notti che sembrano non finire mai. La routine e´ semplice: controllo della rotta, piccole correzioni al pilota automatico,controllo e cambio dei “pannolini” al motore: carta absorbente atta a raccogliere le sue sudorazioni oleose e poi un sacco di tempo da riempire come meglio si crede.
Ormai sono 15 ore che il motore funziona continuamente e gliene toccano altrettante prima che possa riposarsi da questa faticaccia, e’ veramente bravo, nonostante i suoi 34 anni d’eta’ va regolare come un treno svizzero e io lo curo come un bebe’ perche’ non si arrabbi e faccia i capricci.
Fuori il mare e’ un tavola, non un increspatura, non un segno di movimenti di masse d’aria: la bonaccia insomma. E’ cosi’ da ieri notte quando col finire del vento finivano anche i miei ingenui sogni di una attraversata del mare di Alboran con spinnaker. Erano ormai 15 ore che “tirava” Tobago verso Gibilterra, iniziavo a crederci anche perche’ le previsioni erano ottimiste, invece no, l’uomo ha fallito e la natura ricordato di non essere cosi’ prevedibile come si puo’ pensare. Ole’, via al motore! Fino ad ora, escludendo un paio d’orette ancora a vela e una piccola sosta per riempire le riserve di carburante.
Siamo partiti 2 giorni fa da Cartagena, dopo averci passato due bellissimi giorni in compagnia di una coppia di amici naviganti che corrono anche loro verso i caraibi, ma a differenza di noi che andiamo a fare i gaga’ loro vanno a lavorare con la loro barca.
La citta’ e’ stata una gran sorpresa, importante base militare della marina spagnola da tanti secoli, ne ritrae i segni in tutti i suoi aspetti. Possenti mura la circondano, bellisssimi palazzi governativi, fortezze la sovrastano dall’alto delle montagne, l’accesso alla baia e’ disseminato di vecchi bunker che ancora intimidano con le loro feritoie da dove sembra possa comparire una bocca di cannone da un momento all’altro. Ai tempi del grande impero spagnolo entrare a Cartagena non doveva essere per niente facile se non si era buoni amici…
Passeggiando per la citta’ si respira la cultura marinara in ogni angolo, le panetterie offrono una gran varieta’ di prodotti secchi, quelli che si possono conservare per tanto tempo: gallette, pane secco,biscotti vari, che prima erano dati dalla necessita’ ed ora dal buon gusto e tradizione che con gli anni si sono consolidati. I quartieri popolari sono quelli tipici di una citta’ di mare: vicolini stretti e case apiciccate quasi a ricordare il poco spazio di bordo. La cucina e’ buonissima, pesce fresco cucinato semplicamente a prezzi economici nei barettini di pescatori.
Oggi la citta’ sembra si stia riprendendo da un periodo poco fortunato, non ho visto molti giovani in giro, forse segno d’emigrazione, pero’ moltissimi sono i cantieri in opera a recuperare i fasti passati, moltissime le ristrutturazioni recenti, sicuramente tra qualche anno sara’ ancora piu’ bella e viva.
Domani saremo a Gibilterra, altra citta’ chiave del mediterraneo, ripenso alle epiche missioni dei marinai italiani durante la seconda guerra mondiale che con coraggio si erano inventati un nuovo modo di fare la guerra in mare. Arrivavando a bordo di un sottomarino fino all’entrata della baia,gli incursori sbarcavano di notte con una specie di siluro che si poteva manovrare sedendoci sopra a cavalloni e che dovevano guidare fin sotto le navi ferme in porto, lasciarlo li’ attivare la carica e poi nuotare fino a terra. Peccato che la tecnologia italiana del tempo non era gran che’ cosi’ che molte azioni aquistarono un’aria tragi-comica all’italiana, motori rotti, cariche che non esplodevano o semplicemente scoperti dal nemico. Ricordo uno in particolare che dopo essere riuscito con gran difficolta’ ad entrare fin dentro al porto a 100mt dalla nave il motore va in panne e rimane a piedi. Invano cercarono di trascinare il mezzo fin sotto la nave, era chiaramente troppo pesante, cosi’ lo fecero esplodere lo stesso ma senza creare alcun danno, che sfortuna!
La citta’ a quanto ho sentito non e’ un granche’, so che la pista dell’aeroporto e’ anche parte del traffico cittadino cosi’ che quando deve aterrare un’aereo il semaforo viene rosso e si abassano le sbarre, come un passaggio a livello insomma.
A Gibilterra mia moglie Atziri sbarca per andare a trovare la sua famiglia in Messico che ormai son tre anni che non visita, mentre io ed un amico faremo prua verso le Canarie.
Sara’ l’ultima citta’ in continente Europeo per Tobago, da li’ inizieremo il grande salto, sospinti dagli alisei nel grande oceano atlantico.

1 comment:

  1. ciao bimbi!
    non sapevamo di questi vostri programmi!!! che bellezza!
    peccato solo non esserci visti prima della vostra partenza, ma quando si torna a casa è impossibile salutare tutti.
    Vi seguiremo con vero piacere da questi lidi, oggi grigi di pioggia: ci porterete dove vorremmo stare anche noi!
    tanti bacioni

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