Saturday, December 12, 2009

Gran Canria e Tenerife











Tobago: Isola di Tenerife

Ormai e’ quasi un mese che navighiamo nelle isole Canarie e presto sara’ ora di salpare per il Senegal. Siamo arrivati l’altro ieri, sabato 04 dicembre, dopo aver passato una settimana a Gran Canaria spesa per la gran parte a riparare alcune avarie e stivare per bene la grande cambusa fatta all’ipermercato. I nostri amici canari Sacha ed Issora, sono stati gentilissimi: prima all’isola della Graciosa accompagnandoci durante qualche giorno a scoprirne i suoi angoli nascosti, le spiaggie incontaminate, le onde frangenti dove Sacha si esibiva in armoniose evoluzioni sulla sua tavola da surf; poi a Gran Canaria dove vive Issora, allietandoci il fine settimana con una bella escursione a visitare l’isola e accompagnandoci dovunque fosse necessario per preparare al meglio Tobago.
E’ proprio vero che le genti di queste isole vantano uno sprito molto amabile, sanno esprimersi con molto garbo, con toni di voce dolci e armoniosi, ricordando piu’ un carattere sudamericano che uno propriamente europeo.
Oggi abbiamo deciso di lasciare il marina di Las Galletas per andare a passare qualche giorno all’ancora in una baia vicino per poi dirigerci verso l’isola della Gomera. Il lato piu’ sconveniente di queste bellisime isole e’ che non godono di molti ancoraggi, l’arcipelago e’ tutto di origine vulcanica presentano in generale fondali molto profondi gia’ vicino alla costa e la grande onda lunga oceanica riesce ad arrivare anche dove sembrerebbe protetto pero’ qualche posticino si riesce a trovare percio’ eccoci qui pronti a salpare.
Da qualche tempo al momento dell’accensione il motore si comporta stranamente, sembra far molta difficolta’, ho sempre pensato fosse un problema del motorino d’avviamento visto che non sempre succedeva, sabato partendo da Las Palmas ha adirittura fatto un po’ di fumetto dalle connessioni elettriche cosi’ che oggi decido di provare ad accenderlo manualmente.
Il motore di Tobago e’ un Volvo 2 cilindri del 1974, un nonnetto per cosi’ dire, ma finora non ha mai fallito, meccanicamente molto semplice e robusto necessita solamente di attenzione e cure regolari ma per il resto si e’sempre dimostrato affidabilissimo.
Dicono che ogni cosa ha il suo tempo, bene, oggi sembra che quello del nostro Volvo sia finito...Ai vari tentavi di accensione manuale lui ha sempre risposto con dei “no” ostinati, ribelli, incomprensibili visto che lo azionavo con le valvole aperte, ma lui al momento di chiuderne una per azionare prima un cilindro e poi l’altro, bloccava con forza la mia manovella in uno sforzo di anormale sovracompressione...Che sara’ mai?
Non riuscivo a trovarne spiegazione cosi’ telefono al mio amico Gennaro, grandissimo tuttologo, esperto meccanico che prova a darmi alcuni consigli ma tutti senza risultato...Insieme riflettiamo cercandone le cause, ma e’ proprio lui, il nostro amato motore a svelarcele, con un rigurgito che mi gela il sangue inizia a espellere acqua dal filtro dell’aria... e’ la fine penso tra me, abbiamo il motore pieno d’acqua di mare...
I motori marini sono tutti raffreddati dall’acqua di mare, i piu’ moderni indirettamente mentre quelli piu’ vecchi direttamente, cosi’ che l’acqua di mare scorre attorno al cilindro creando negli anni non pochi problemi di corrosione.
La rabbia e uno spirito di triste delusione prendono il sopravvento, dopo anni di sacrifici, tanti soldi spesi e duro lavoro sembra che Tobago abbia ancora da dire la sua,
Colpendoci proprio ora che le nostre economie sono particolarmente precarie.
Eravamo partiti da Barcellona con una cassa abbastanza risicata ma contavamo di farcela, invece un po’ per il caroporti e piccole avarie che si sono susseguite i soldi sono andati velocemente calando ma ancora eravamo fiduciosi, ora con questa avaria tutto sembra piu’ difficile.
Dopo aver smontato la testa del cilindro con un po’ di sollievo trovo la guarnizione della culatta danneggiata il che esclude problemi piu’ gravi al motore che ne avrebbero compromesso per sempre la sua operativita’ ma che comunque non toglie che per ripararlo ci vorranno dei bei soldini, retifica della testa dei cilindri, prova in pressione del colettore di scarico e nuove guarnizioni ci costeranno un bel 600euro a cui va aggiunta la sosta forzata che sballa i nostri gia’ “tirati” tempi di viaggio.
L’obiettivo era quello di passare 2 settimane in Senegal e 2 in Guinea Bissau e da li’ attraversare verso i Caraibi dove contavamo d’arrivare per meta’ febbraio, in tempo per sperare in un ingaggio su uno yacht in Europa,lasciare Tobago in un posto sicuro e volare al mediterraneo.
Ma ora non avrei nemmeno i soldi per pagarmi il biglietto d’aereo, e l’idea di trovarci laggiu’ con la stagione degli uragani in arrivo senza soldi e lavoro certo, ci fa un po’ riflettere.
Ho fatto un po’ male i conti, ma del resto se si aspetta che tutte le condizioni siano ideali per partire forse non si salperebbe mai, bisogna un po’ rischiare, a volte va bene altre meno, ho cercato di preparare la barca al meglio, per trovare l’affidabilita’ che ci avrebbe garantito un viaggio sereno ma non e’ stato sufficiente, sapevo il motore poteva essere fonte di problemi ma uno nuovo ci avrebbe costato un altro anno di lavoro, speravo di far piu’vela invece nel mediterraneo abbiamo sofferto diverse calme che forse ne hanno aumentato l’usura ma d’altronde non tutto e’ prevedibile, fa parte della navigazione e ancor di piu’ della vita.
Non ci resta che adattarci e godere di quello che abbiamo,che comunque e’ moltissimo, conto che per prima di Natale il motore sara’ di nuovo operativo, siamo in un arcipelago molto bello dove trovare lavoro potrebbe non essere difficile, siamo molto piu’ vicini al mediterraneo dove contiamo di tornare per far la stagione estiva. Rimarremo in stand-by navigando tra le isole per qualche tempo visitandole con calma e godendo a pieno della loro bellezza, nel tanto non si sa mai che per le vacanze di Natale non escano una decina di giorni di charter che potrebbero ridare un po’ di vita alla cassa e permetterci di attraversare verso i Caraibi comunque, vedremo...Altrimenti tutto e’ rinviato al prossimo anno, dove partiremo molto piu’ avvantaggiati di tempo visto che saremo a meta’ strada e potremo viaggiare con piu’ calma, visitando Senegal e Guinea Bissau senza fretta, assaporando a pieno lo spirito africano.
Che dire cari amici, e’ andata cosi’ ma puo’ anche andare peggio, di cose da imparare ce ne sono sempre e questo e’ cio’ che ci aiuta a migliorare e per ora dalle Canarie ne ho ancora molte: correnti, onde, vento, qua ce n’e’ in abbondanza, pane per i nostri denti!

Sunday, November 22, 2009

Traversata Gibilterra-La Graciosa






Lo scorso 2 di novembre tutto era pronto a bordo di Tobago, l’amico Metello mi aveva raggiunto a Gibilterra per accompagnarmi in questa nuova tappa visto che la cara Atziri aveva viaggiato a Messico per rivedere la sua famiglia dopo tanto tempo.
Tobago galleggiava all’ancora con tutti i suoi serbatoi pieni, la cambusa traboccava, e l’entusiasmo era alle stelle. L’idea era quella di partire il mattino successivo ma le previsioni per i giorni avvenire lungo la nostra rotta non erano per nulla buone. L’indecisione era molta ma l’esperienza dell’anno scorso con onde di 4-5 metri mi tratteneva da scelte troppo azzardate, cosi’ dopo aver preso in considerazione l’ipotesi d’andare prima a Madeira, decidiamo di aspettare tempi migliori. Mai scelta fu miglior presa! I venti si rivelarono piu’ forti delle stesse previsioni e le onde raggiunsero i sette metri secondo quato riportato da una barca di amici che incauti si erano avventutrati in mare rischiando quasi il naufragio.
Nel attesa di tempi migliori decidemmo di navigare nello stretto cosi’ che Metello prendesse un po’ di confidenza con Tobago e anche per variare un po’ all’inquinata baia di Gibilterra. Decidemmo d’andar a visitare la citta’ di Ceuta, piccola enclave spagnola in terra marrochina, ricca di cultura e integrazione tra popoli diversi. Li’ passamo 5 giorni bellissimi all’ancora, in un paesaggio suggestivo, di tanta pace e tranquillita’.
Il 7 novembre torniamo a Gibilterra per portarci in miglior posizione per la pronta partenza, sembra che lunedi’ 9 si apra una piccola finestra metereologica.
Altra cambusa, pieno di gasolio e buon riposo... Domenica le previsioni si confermano, l’indomani mattina si salpa.
Alle 9.30 lasciamo l’ormeggio di Marina Bay e a motore facciamo prua verso lo stretto. La marea e’ ben calcolata e presto incontriamo corrente favorevole, non e’ cosi’ per il vento che continua a soffiare in faccia, come previsto del resto, ma molto meno forte che i giorni precedenti. Le colonne d’Ercole vivono cosi’, di 2 venti: o ponente o levante, che qui accelerano compressi dalle due coste continenatali, c’e’ da tener duro qualche ora, poi una volta fuori, tutto migliorera’.
Il motore si spegnera’ solamente alle 18:30, scapolato C. Espartel, la punta piu’ a NW del continente africano che per tutta la giornata ci ha fatto un po’ penare, sembrando allungarsi sempre piu’ sulla nostra rotta.
Gia’ dalle prime ore della notte si capiva che le cose erano cambiate, le onde non erano piu’ bizzare e verticali come nello stretto, ma piu’ lunghe e morbide, il vento poco a poco andava girando verso N stabilendosi in una veloce andatura poppiera , stavamo entrando nei mitici alisei.
L’alba del primo mattino in oceano e’ stata rivelatrice, illuminado tutta l’immensita’ che ci circondava, dando colore a forme che prima solo si intuivano nei movimenti, nei profumi del buio della notte. Tutta la giornata di martedi’ trascorre pacifica, sia Metello che io iniziamo ad assestarci ai nuovi ritmi, navigando in due si e’ costretti a turni di guardia continui, di 3 ore caduno, cosi’ che la navigazione diventa un semi-solitario,in quanto quando io vigilo l’altro dorme, le uniche ore in comune sono quelle centrali della giornata dove ci si dedica un po’ alle pulizie, alla cucina e se possibile a stendersi un po’ al sole per asciugarsi dall’umidita’ notturna. Tutti i giorn alle 14.30 c’e’ poi l’appuntamento radio con Grande Laguna, Daniele, appassionato velista che dalla lontana Mestre segue via onde corte le barche italiane in navigazione nel mondo.
Grazie a questa rete, l’amico Yuri riesce a comunicarmi che per il fine settimana il vento sembra voler rollare a Sud, malissimo per la nostra rotta, non c’e’ altro da fare che spingere Tobago al massimo per guadagnare piu’ miglia possibili.
Da quel momento il clima a bordo cambia , un po’ m’innervosisco perche’ so che il vento previsto per i prossimi giorni non e’ molto ma soprattutto non sapevo quanto forte sarebbe stato il vento da Sud. La mente inizia a lavorare freneticamente analizzando e formulando continuamente nuove opzioni per poi sceglierne solamente una. Rimarremo in rotta, scartando la possibilita’ di fermarci in Marocco per rifornirci di piu’ gasolio e ce la giocheremo sfruttando il vento al massimo. Per fortuna a bordo ho montato un ricevitore radio-fax che stampa le analisi metereologiche del nord atlantico,pressione in superficie, venti... Cosi’ fin dal mercoledi’ sembra che potremo farcela, il vento da sud non sembra iniziare prima di sabato sera, preceduto prima da 24 ore di calma, un problema anche quello visto che e’ giusto la nostra autonomia di gasolio e non ci sarebbe niente di peggiore che ciondolare in mezzo all’atlantico sapendo che il prossimo vento che arrivera’ sara’ giusto in faccia... E cosi’ via a palla di cannone!! Rinuncio ad una traversata rilassata per concentrarmi a fondo su Tobago, vigile ad ogni cambiamento del vento, pronto a manovrare per sfruttare al meglio la situazione. Per fortuna Metello reagisce bene e si rivela un gran compagno di avventura, sempre pronto a far il suo dovere ed entusiasta della navigazione.
La notte di mercoledi’ e’ storica per Tobago, in 5 ore riusciamo a fare ben 40 miglia, una media di 8kn, anche troppo forse, il mio sonno ne soffre, durante il mio turno di riposo non c’e’ verso di rilassarsi, vibro con la barca e i suoi movimenti, l’orecchio e’ vigile, ad ogni aumento improvviso delle bollicine che scorrono sullo scafo, il cervello si attiva, analizzando la raffica di vento, quanto dura, come reagisce Metello al timone. Ormai era troppo, avevo bisogno di poter dormire con calma, gia’ la notte precedente lo spinnaker ci aveva dato un po’ da fare e poco sonno, cosi’ che decido di arrotolare la vela di prua e continuare per la notte con la piccola randa. Grande scelta, la barca rallenta a 5kn e col pilota automatico si governa da se’, fantastico un po’ di riposo. Alle 3.00 lascio il turno a Metello e mi concedo un profondo sonno nella consapevolezza che abbiamo un buon margine anche se aumenta un po’ il vento. Al contrario alle 6.00 il vento cala molto cosi’ rimettiamo il genoa e riprendiamo a correre a 6 kn. Tutto giovedi’ scorre leggero il vento cala progressivamente, alle 11.00 issiamo nuovamente lo spinnaker, che navigata, tutto il giorno a 6/6.5kn, senza gran movimenti o spruzzi in faccia, il massimo. La sera e’ sempre traditrice, la barca navigava fantasticamente con lo spi, buona velocita’, rotta perfetta, poco movimento, ma come sempre appena mi sdraio per il mio turno di riposo il vento aumenta nuovamente, e rapidamente dobbiamo rimettere lo spinnaker al suo posto e riprendere a navigare con il genoa.
Ormai ci siamo, obiettivo raggiunto, mi ero prefissato che a vela dovevamo arrivare a 100nm da la Graciosa, e venerdi’ mattina ci siamo, ora anche se arrivasse la bonaccia, a motore potremo raggiungere l’isola. E cosi’ fu la giornata passa ad intervalli di vela e motore, ma dal tardo pomeriggio l’oceano prende le sembianze dell’adriatico ad agosto e a motore facciamo le ultime miglia che ci separano dalla meta.
Alle 03.30 del sabato buttiamo l’ancora difronte al paesino di La Graciosa, e con soddisfazione ci beviamo un buon rum al nostra bellissima attraversata, invaso dalla felicita’ d’aver fatto una delle mie piu’ belle e soddisfacenti navigazioni di sempre.
Traendo le conclusioni, credo non abbiamo sbagliato quasi nulla, abbiamo ben analizzato le informazioni metereologiche, la fortuna ci ha aiutati con venti mai superiori ai 20 kn, e l’impegno costante ha fatto si’ che nulla andasse rotto, primo obiettivo di ogni navigazione.
Ora e’ gia’ una settimana che ci rillassiamo a la Graciosa, l’isola e’ bellissima, ha 200 abitanti e qualche turista, non una strada asfaltata, il pesce e’ buonissimo e a buon mercato, le spiaggie incantevoli ed incontaminate, fa proprio voglia di non partire piu’...












Sunday, November 1, 2009

Prua su Gibilterra












Mare di Alboran, 30 ottobre 2009, ore 01:00.
I giri sono costanti, continui, inarrestabili, la barca “suona” al ritmo dei 25cv, vibrazioni metalliche che segnalano ogni piccolo cambiamento di regime, questa e’la navigazione a motore, lunghissime notti che sembrano non finire mai. La routine e´ semplice: controllo della rotta, piccole correzioni al pilota automatico,controllo e cambio dei “pannolini” al motore: carta absorbente atta a raccogliere le sue sudorazioni oleose e poi un sacco di tempo da riempire come meglio si crede.
Ormai sono 15 ore che il motore funziona continuamente e gliene toccano altrettante prima che possa riposarsi da questa faticaccia, e’ veramente bravo, nonostante i suoi 34 anni d’eta’ va regolare come un treno svizzero e io lo curo come un bebe’ perche’ non si arrabbi e faccia i capricci.
Fuori il mare e’ un tavola, non un increspatura, non un segno di movimenti di masse d’aria: la bonaccia insomma. E’ cosi’ da ieri notte quando col finire del vento finivano anche i miei ingenui sogni di una attraversata del mare di Alboran con spinnaker. Erano ormai 15 ore che “tirava” Tobago verso Gibilterra, iniziavo a crederci anche perche’ le previsioni erano ottimiste, invece no, l’uomo ha fallito e la natura ricordato di non essere cosi’ prevedibile come si puo’ pensare. Ole’, via al motore! Fino ad ora, escludendo un paio d’orette ancora a vela e una piccola sosta per riempire le riserve di carburante.
Siamo partiti 2 giorni fa da Cartagena, dopo averci passato due bellissimi giorni in compagnia di una coppia di amici naviganti che corrono anche loro verso i caraibi, ma a differenza di noi che andiamo a fare i gaga’ loro vanno a lavorare con la loro barca.
La citta’ e’ stata una gran sorpresa, importante base militare della marina spagnola da tanti secoli, ne ritrae i segni in tutti i suoi aspetti. Possenti mura la circondano, bellisssimi palazzi governativi, fortezze la sovrastano dall’alto delle montagne, l’accesso alla baia e’ disseminato di vecchi bunker che ancora intimidano con le loro feritoie da dove sembra possa comparire una bocca di cannone da un momento all’altro. Ai tempi del grande impero spagnolo entrare a Cartagena non doveva essere per niente facile se non si era buoni amici…
Passeggiando per la citta’ si respira la cultura marinara in ogni angolo, le panetterie offrono una gran varieta’ di prodotti secchi, quelli che si possono conservare per tanto tempo: gallette, pane secco,biscotti vari, che prima erano dati dalla necessita’ ed ora dal buon gusto e tradizione che con gli anni si sono consolidati. I quartieri popolari sono quelli tipici di una citta’ di mare: vicolini stretti e case apiciccate quasi a ricordare il poco spazio di bordo. La cucina e’ buonissima, pesce fresco cucinato semplicamente a prezzi economici nei barettini di pescatori.
Oggi la citta’ sembra si stia riprendendo da un periodo poco fortunato, non ho visto molti giovani in giro, forse segno d’emigrazione, pero’ moltissimi sono i cantieri in opera a recuperare i fasti passati, moltissime le ristrutturazioni recenti, sicuramente tra qualche anno sara’ ancora piu’ bella e viva.
Domani saremo a Gibilterra, altra citta’ chiave del mediterraneo, ripenso alle epiche missioni dei marinai italiani durante la seconda guerra mondiale che con coraggio si erano inventati un nuovo modo di fare la guerra in mare. Arrivavando a bordo di un sottomarino fino all’entrata della baia,gli incursori sbarcavano di notte con una specie di siluro che si poteva manovrare sedendoci sopra a cavalloni e che dovevano guidare fin sotto le navi ferme in porto, lasciarlo li’ attivare la carica e poi nuotare fino a terra. Peccato che la tecnologia italiana del tempo non era gran che’ cosi’ che molte azioni aquistarono un’aria tragi-comica all’italiana, motori rotti, cariche che non esplodevano o semplicemente scoperti dal nemico. Ricordo uno in particolare che dopo essere riuscito con gran difficolta’ ad entrare fin dentro al porto a 100mt dalla nave il motore va in panne e rimane a piedi. Invano cercarono di trascinare il mezzo fin sotto la nave, era chiaramente troppo pesante, cosi’ lo fecero esplodere lo stesso ma senza creare alcun danno, che sfortuna!
La citta’ a quanto ho sentito non e’ un granche’, so che la pista dell’aeroporto e’ anche parte del traffico cittadino cosi’ che quando deve aterrare un’aereo il semaforo viene rosso e si abassano le sbarre, come un passaggio a livello insomma.
A Gibilterra mia moglie Atziri sbarca per andare a trovare la sua famiglia in Messico che ormai son tre anni che non visita, mentre io ed un amico faremo prua verso le Canarie.
Sara’ l’ultima citta’ in continente Europeo per Tobago, da li’ inizieremo il grande salto, sospinti dagli alisei nel grande oceano atlantico.

October 24th, 2009. Ibiza, Spain.







We’ve been in Sant Antoni at the marina for the past 5 days due to bad weather. A couple of nights ago wind velocity reached up to 50 knots, aprox. 100km/hr. Today strong winds are finally over and we are ready to spend our last night in Ibiza at a nice anchorage. We got up around 8:00, had breakfast, Alberto stayed on Tobago for last preparations and I went into town to do final shopping for our trip to Cartagena. One thing I enjoy very much when sailing around is having the possibility to stay in one village for a few days because it normally gives you enough time to do sight seeing and locate stores of interest. After a few days I had found a very nice specialty store (Casa Alfonso), a very nice bakery with own production – non of that industrial pre-baked frozen bread that goes hard in one day, a lovely fruit and vegetable market and a descent priced supermarket for ordinary stuff.
The morning shopping was done in half hours time and was back on the boat at 10am. While I stocked everything Alberto finished outside and at 10:30 we where ready to leave the dock. We stopped at the gas station to get diesel and at 11 o’clock we where heading out. The wind was north-westerly as predicted and it had been decided to head south, so, we putted up the sails and headed towards Es Vedra. For a moment it occurred to just keep going and do the crossing towards Cartagena but in the end the idea of spending at least one night anchored in Ibiza won… it was the right decision.

Thursday, October 22, 2009

Barcellona-Ibiza



(Per: "Il Foglio di Costabissara")
Sono già tre giorni che siamo arrivati nella “famosa” Ibiza, isola del piacere e della trasgressione. Un posto unico al mondo ,difficile da definire, qui la relazione divertimento-vita quotidiana è molto stretta: la gran parte dei residenti vive di ciòe ciòa cui essa è legata, per questo credo esiste una gran tolleranza alle estrosità e trasgressioni, ormai qui nulla stupisce più, passeggiando tra le spiaggie più famose rimasi un pò impressionato dal senso di promiscuità: il nudo è nella norma, sembra possa scoppiare un’orgia gigante da un momento all’altro ed invece no, tutto
rimane com’ è, era solo l’apparenza!(peccato..hihihi) Quello che è sicuramente sicuro è il gran uso di droghe, quelle moderne soprattutto, ormai la marijuana è sorpassata, per lo sballo si usa ecstasy, cocaina, mdma; tutte sostanze che non lasciano spazio alla stanchezza e permettono ritmi altrimenti impensabili. Però ora fuori stagione sembra un’altra isola, spiaggie deserte, pochi barconi discoteca, un posto normale insomma. Siamo arrivati dopo due settimane di intensissimi preparativi, lavorando dal mattino a notte inoltrata per avere la barca più pronta possibile alle future navigazioni, ero stressato alla fine, mai un’ora di pausa, sempre sotto e soprattutto col tempo che scorre che ti soffia sul collo per ricordarti che devi fare presto. Chiamale vacanze!
Siamo partiti da Barcellona sabato 17 ottobre alle 11:30, vedere allontanarsi I cari amici nel pontile, faceva un gran tristezza e voglia di girare la barca per tornare a stare con loro, ma bisogna tener duro e come avevo scritto, penserà il mare a ripulire I pensieri.
E così è stato, io speravo in una tranquilla navigazione per rilassarmi un pò dagli ultimi frenetici giorni invece lo è stato solo in parte, per le prime 10 ore diciamo, dopodiché il tempo contradiccendo alle previsioni ha iniziato a fare I capricci, prima con un moderato vento da sud-est che ci ha costretto a bolinare (andatura controvento) per tutta la notte e poi una bella burraschetta a partire dal mattino successivo, con grosse onde che ci inzuppavano dalla testa ai piedi e un vento forte che non permettava distrazioni. Ho dovuto timonare per tutto il giorno, 8 ore di fila, senza mai muovermi, però sempre con la consapevolezza che presto saremo arrivati e potrei essermi riposato per bene. Fondamentale in barca è la motivazione, la determinazione nel raggiungere gli obiettivi prefissati, mai darsi per vinti o farsi sedurre da pensieri pessimistici, a volte si necessitano grandi sforzi e mantenere la calma e una visione positiva è fondamentale per la sicurezza di bordo. Non è sempre facile perché il mare a volte non è il posto più amichevole del mondo,sa far paura, ma non farsi prendere dal panico, ed agire sono necessità fondamentali. Comunque verso le 4 del pomeriggio eravamo quasi arrivati e come a volte succeede il vento aveva calato sottovento all’isola lasciandoci a poca velocità con mare formato.Per abbreviare la sofferenza decisi di dare motore ma dopo una decina di minuti di funzionamento si spegne solo, quasi non ci fosse più carburante. Impossibile! Siamo partiti col pieno! Dopo alcuni tentativi inutili di accensione, diamo vela e nel poco vento Atziri timona verso la baietta di destinazione, io un pòpreoccupato dalla situazione: mare che spingeva verso alcuni scogli (ancora lontani) e vento inaffidabile, cercavo di risolvere il problema. Smontando il filtro del gasolio mi rendo conto che il carburante era ormai un mix con acqua, inservibile. La rabbia mi ha preso per qualche minuto, dopo tanto lavoro e soldi investiti da dove veniva quell’acqua? Prontamente cambio il filtro e grazie ad una tanica di scorta di gasolio e un tubicino ,faccio aspirare il motore dalla riserva così che pronto riprende a funzionare. Buttiamo l’ancora alle 17:30 in una bella baia dall’acqua turchese che però non invitava visto il freddino che faceva fuori… Docietta calda,zuppa e a dormire.
L’indomani mattina decidiamo di andare al porto di San Antonio, per ripararci dal brutto tempo in arrivo e riparare ai problemini avuti in navigazione. Ora il serbatoio è ripulito dal gasolio inquinato ed il motore funziona perfettamente, ho anche trovato la sua via d’acqua, lo sfiato dell’aria che era stato sommerso dalle onde durante la traversata. Ho anche installato una nuova pompa di sentina manuale in pozzetto, che mi ha richiesto un’altra intera giornata di lavoro nei meandri di Tobago.
Oggi ho deciso di prendermi una giornata di puro relax:footing, una buona lettura e scrivere ai cari amici del foglio.
Da sabato il tempo sembra migliorare e penso potremo salpare alla volta di Cartagena,antica citta’ all’imboccatura del mare di Alboran, e poi via verso Gibilterra!

Leaving Barcelona



The last month spent in Barcelona was pretty hectic, preparing Tobago for the trip was and is a never ending story. Sadly so, the time we would have wanted to spent with friends in this last month was not possible. We did though, have a going away aperitivo, our closest friends came and we had a lovely time. We met great people in Barcelona, it is a great city with great culture and with a vast variety of people from all over the world. The city will be missed but now it is time to move towards new adventures.